Spero di far venire voglia a più di qualcuno…

Sabato con una giornata azzurra ma davvero tanto calda sono partita dal Passo Pura, dopo aver speso due parole con Stefano Lozza, l’ideatore del trail (vecchia conoscenza ai tempi del trekking degli anni ’90 sulle Dolomiti di Forni, per anni gestore del rifugio Giaf).

Ecco a voi il primo tratto…. https://www.youtube.com/watch?v=3AGdrtvs4X4

I primi due-tre km sono tranquilli e appena dalla Casera Tintina, sotto il Tinisa, si inizia a salire fino alla sella di Montof. Alle spalle la discesa dalla Punta dell’Uccell…a sinistra la Val Tagliamento con Forni di Sotto e a destra il lago di Sauris e tutte le cime che lo abbracciano. I colori sono forti, tanto verde e azzurro, tanti fiori.
Qui inizia una salita che ti fa capire immediatamente dove ti trovi e cosa ti aspetta. Raggiunti in breve i 1800 m di quota ci si trova a percorrere le praterie della cresta sommitale che fa da spartiacque tra la Val Tagliamento e la conca di Sauris, fra macchie di rododendri, orchidee e scenari magnifici: le affilate creste delle Prealpi e la vista quasi aerea del paese di Forni di Sotto, le Dolomiti Orientali tra cui spiccano i Monti Pramaggiore, Monfalconi, Crìdola con Civetta, Pelmo, Antelao e Tofane in secondo piano.
Un sentiero selvaggio dove non passa nessuno, ma proprio nessuno…il Cortina Trail mi sembra un’autostrada al confronto…qui cammini in montagna, nella montagna, nei sassi, nelle pietre..i sentieri sono altra cosa, sono per i “montanari di città”. La salita del Brutto Passo è unica e correre poi in cresta su e giù per km non ha prezzo…ma non è una corsa facile perché il single trek è profondo e stretto, alternato a zolle di erba non calpestate frequentemente..e così la discesa alla casera Giaveada non è una corsa ma una battaglia per non girare le caviglie irreparabilmente.

Fin qui sono trascorse due ore e 10 km con circa 1000 m di dislivello.
Acqua non ce n’è a parte quella del camel bag.
Alla casera Giaveada a 1680 m incontro due ragazzi che stanno tagliando l’erba per il trail e mi fermo a fare due chiacchiere ma devo ripartire quasi subito perché i tafani non mi danno tregua da quando sono partita. Brutte bestie che con il caldo atipico stanno impazzendo e ti si attaccano addosso senza mollarti.

Ecco il secondo tratto.. https://www.youtube.com/watch?v=xtEFsT1Zeic&feature=player_detailpage
Il secondo tratto è decisamente il più duro. Anzi no, è durissimo! Al momento è difficile trovare una vera e propria traccia in mezzo ai pratoni erti misti a scogli e pietrame, ho seguito con difficoltà i pochi ma efficaci segni bianco-rossi disegnati sugli alberi o sui massi calcarei. La salita alla sella si fa pietrosa e sempre più verticale… Mi dicono che da qui si sale soltano e non si scende…sei in piedi (roba da camosci!) Lo strappo è di 800 m e arrivati in sella ti pare di toccare il cielo prima di immergerti nel ghiaione morenico del Pian delle Streghe che raccoglie i detriti del Bivera. Ancora uno strappo di 100 m e arrivi in forca del Bivera! Paesaggio lunare, Roccia e ancora qualche zolla di erba che resiste all’ambiente inospitale e ruvido. Si sale ancora verso il Clap Savòn, si percorre la cresta aerea (la carta Tabacco non riporta alcun segno di sentiero qui ma Stefano predisporrà in gara delle corde fisse e personale del Soccorso Alpino) e la campana della vetta è a 2462 m.
La discesa verso la Casera Cjansaveit a 1700 m inizia prima per ghiaione e poi nel verde ma sempre per questo single trek dove a malapena entra un piede! Non riesco a correre e prevedo che in gara i tempi si allungheranno, ahimè, notevolmente. Dalla Casera alla sella di Rioda, passando per Razzo, invece si corre lungo una strada bianca, dove se ti rimangono un po’ di muscoli dopo il dislivello mostruoso appena fatto, puoi finalmente mollare le gambe.

Il resto del percorso rimane ancora da scoprire, e lo farò in gara (sempre che non mi fermino al cancello davvero stretto)…a tratti però lo conosco e mi ricordo che anche in questo caso i sentieri sono estremamente essenziali, appena appena tracciati. Oltre a sella Razzo ancora crinali erbosi dove la vista può spaziare sul lago e sulle montagne appena attraversate ma soprattutto a Nord Ovest sui Brentoni e a Nord sulle severe Dolomiti Pesarine con le Terze, La Creta di Mimòias, il Creton di Clap Grande, il Sièra, la Creta Forata ed il Monte Cimòn e, in lontananza, Cogliàns, Cjanevàte e le cime perennemente innevate dei Tauri.
Su questo tratto è il verde dei prati che domina, ma rimangono ancora 1500 m di dislivello da fare che non sono pochi! Sella Festons, monte Pieltinis e poi Lateis. Il lago sempre là sotto, una sicurezza, ma questi sentieri che tagliano il versante ripidissimo sono selvaggi, troppo..e il video del terzo tratto rende proprio l’idea.. https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=lZQPKn4NNO0

E questo è il quarto tratto, dai 1000 m di Monte Pieltinis al lago… https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=fDHJn-IPk9w
Chissà se arriverò a La Maina da Francesca, a toccare il lago, a passare sulla diga imponente e ferma, se imbocccherò la galleria di pietra che trasuda e ti bagna. Da lì, poi, ancora l’ultima salita se ne hai ancora di cuore, di testa e di gambe per affrontare i 400 m che portano al Pura passando nel bosco scuro Flòbia. Al Tita Piaz si chiude il giro.

Federica